Post covid: riqualificazione e riconversione della produzione

La riqualificazione e riconversione della produzione ai tempi del post covid

 

Questo periodo è infinito. Non se ne può più e questa certo è una sensazione più che generale. Anche nel post covid però c’è sempre qualcosa di positivo. La riqualificazione e riconversione della produzione sembra essere infatti una cosiddetta win-win situation e questo perché da un lato l’azienda convertendo la sua produzione può continuare a lavorare e dall’altro l’emergenza covid si trova in aiuto tutta la ricerca tecnologica di queste aziende che chiaramente, va in aiuto alla situazione nel complesso. Tutto questo dimostra una grande resilienza da parte delle aziende che hanno deciso di convertire la propria produzione. Vediamo quindi più nel dettaglio l’intero argomento, spiegando prima cosa si intenda per conversione della produzione per poi andare ad analizzare quali produzioni (e di quali aziende ovviamente) sono state effettivamente convertite; che ne dite? Bene, cominciamo!

 

Riconversione della produzione: che cos’è

 

Il termine riconversione della produzione è un termine che ha vita propria da molto tempo prima che il Covid entrasse nelle nostre vite. Esiste da sempre infatti la possibilità per l’imprenditore di cambiare direzione alla propria produzione per i più svariati motivi (ad esempio se viene notato un cambiamento nelle percezioni dei consumatori tale da far credere che la produzione crollerà) ma ormai da un’anno a questa parte ne sentiamo parlare più spesso proprio a causa del Covid 19 e della frenata eclatante che questo virus ha dato alle varie economie di tutto il mondo. 

 

A conferma di quanto appena espresso sopra si può andare a leggere anche la definizione presente sul sito dell’enciclopedia treccani, la quale definisce questo termine come “l’adattamento di impianti o attrezzature esistenti a nuovi tipi di produzione, in connessione al passaggio dallo stato di guerra a quello di pace, o anche a una radicale distensione determinatasi nei rapporti politici internazionali (per esempio la trasformazione di industrie per la fabbricazione di aeroplani o di armamenti in industrie meccaniche di pace), o a seguito di mutamenti qualitativi della domanda, o a trasformazioni o innovazioni tecnologiche.”

 

Le principali riconversioni

 

Le principali riconversioni che si sono viste susseguirsi nelle aziende del territorio italiano da quando il Covid è entrato in scivolata nelle nostre vite ormai un anno fa’ sono essenzialmente due:

 

  • dal tessile alla produzione di mascherine
  • dai sistemi di riscaldamento e climatizzazione alla produzione di ventilatori polmonari

 

Come è facile immaginare entrambe le tipologie di riconversione sono state essenziali (e lo sono tutt’ora) per la lotta a questo nemico invisibile che ci tormenta ormai da tanto tempo. Le vediamo ad una ad una ok? Iniziamo subito

 

Dal tessile alla produzione di mascherine

 

Molte sono state le aziende che si sono lanciate in questo tipo di riconversione realizzando mascherine protettive, nella maggior parte dei casi di cotone e di tipo FFP2 o FFP3 e questo perchè sono proprio questo tipo di mascherine quelle che hanno la trama più fitta e che permettono, quindi, una migliore prevenzione al contagio.

 

Tra le aziende principali che hanno portato avanti questa riconversione menzioniamo la Mirabello Carrara, la Daunenstep e la Noctis. La prima ha deciso di produrre mascherine lavabili (con uno speciale trattamento idrofobico e antimicrobico per garantirne la sicurezza) la seconda ha destinato le mascherine alla filiera agro-alimentare, e la terza agli operatori sanitari.

 

Dai sistemi di riscaldamento e climatizzazione alla produzione di ventilatori polmonari

 

L’azienda che più di tutte ci sentiamo di segnalare per la sua riconversione nella produzione di ventilatori polmonari è il Gruppo Viessmann il quale, leader europeo nel riscaldamento, ha subito convertito uno dei suoi impianti per la realizzazione di caldaie murali a gas nella produzione di dispositivi medici e, più specificatamente, di unità mobili di terapia intensiva. Questa riconversione non sarebbe stata possibile se non ci fosse creata una tempestiva collaborazione, che dura tutt’oggi, tra gli ingegneri dell’azienda e gli anestesisti e medici di terapia intensiva e a loro va tutta la nostra riconoscenza.

 

Ovviamente queste non sono le uniche tipologie di riconversione che sono state messe in atto in questo ultimo anno di pandemia globale come non sono queste le sole aziende che si sono lanciate in questo tipo di progetti. Ce ne sono molte di più e a tutte loro va la nostra gratitudine e riconoscenza; non solo per l’aiuto incomparabile che stanno dando alla lotta di questa malattia ma anche perché ci dimostrano che la resilienza è il vero core asset delle aziende e che cambiare è sempre possibile, basta volerlo. 

 

 

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