Case History di crisi aziendale: il caso TIM

Il caso TIM: un case history di crisi aziendale

 

La crisi aziendale vissuta da TIM fa capire come e quanto sia fondamentale saper in questi casi reagire con rapidità ma anche anche con lungimiranza ed un certo livello di visionarietà ai minimi segnali che spesso le crisi, prima di palesarsi, ci offrono. Come sempre, però, andiamo per gradi; spiegando brevemente cosa sia una crisi aziendale e su cosa la causi per soffermarci poi su cosa sia successo al colosso TIM.

 

Crisi aziendale: cos’è e cosa la causa

Nel caso vi foste persi i nostri articoli al riguardo lo ripetiamo qui: per crisi aziendale si intende generalmente quel periodo più o meno lungo della vita di un’impresa in cui le condizioni di operatività della stessa vengono meno a causa di specifici e decisamente rilevanti elementi di difficoltà; un momento di difficoltà dell’azienda di tale entità da poter comprometterne l’esistenza (in gergo “business continuity”). Come già trattato ampiamente in altri nostri articoli sappiamo anche che le cause che solitamente stanno alla base delle crisi aziendali (che ricordiamo possono avere essenzialmente due nature, finanziaria o economica) sono dovute a fattori di tipo esterno o interno all’ambiente aziendale. Per fare un semplice ed attualissimo esempio possiamo parlare anche della crisi da covid che affligge oggigiorno la nostra nazione, ma non solo. Questa crisi, infatti, è sicuramente una crisi con causa esterna di tipi generale (per un maggior approfondimento sulle cause scatenanti le crisi aziendali si legga il nostro articolo “Le principali cause di crisi aziendale”).

Il Caso Tim

Il colosso TIM (ex Telecom Italia) a causa di svariati fattori contingenti, individuabili soprattutto in una forte concorrenza sul mercato italiano ed internazionale e nella lotta per l’influenza sul consiglio di amministrazione della società tra Vivendi e il Fondo Elliot (due giganti nel campo delle comunicazioni il primo e degli investimenti il secondo), ha finito, nel 2018, col dichiarare lo stato di crisi aziendale e col proporre la cassa integrazione guadagni straordinaria (la cosiddetta CIGS – per ulteriori informazioni si legga il nostro articolo al riguardo, qui -) come parte del programma di riorganizzazione aziendale. L’azienda in quel periodo si trovava infatti a dover gestire ben 4.500 esuberi e fu per questo che propose un progetto di CIGS per Ristrutturazione aziendale che avrebbe dovuto coinvolgere ben quasi 30.000 dipendenti su un totale, al tempo, di quasi 60.000 di cui quasi 50.000 si trovavano in Italia. Tale proposta (effettuata al Ministero del Lavoro ed esposta in una nota ufficiale direttamente sul sito aziendale ) non fu però accordata da parte dei Sindacati. Con l’aiuto del Ministero del Lavoro fu infatti trovato un successivo accordo che fu sottoscritto all’unanimità anche da tutte le associazioni sindacali (Uilcom Fistel-Cisl Slc-Cgil e Ugl). L’accordo previde l’istituzione di contratti di solidarietà invece che della cassa integrazione per i quasi 30.000 dipendenti di cui sopra (ovvero una minore riduzione delle ore lavorative con una conseguente altrettanto minore riduzione della retribuzione in busta paga) e l’ipopensione, o pre-pensionamento della Legge Fornero, per i 4.500 esuberi.

Oltre alle misure appena esposte, nello stesso periodo ci fu l’uscita dal vertice amministrativo di Vivendi (che resta comunque la maggior azionaria) a favore del Fondo Elliott, cosa che ha portato ad un cambio drastico dei componenti dello stesso consiglio di amministrazione tra cui il nuovo amministratore delegato (CEO) Luigi Gubitosi. Con lui la TIM si è ripresa, a tal punto da concludere i primi 9 mesi del 2019 con una riduzione del debito a circa 24 miliardi di euro, praticamente in anticipo di 3 mesi rispetto al target fissato per fine anno. Tre sono le cose che il CEO italiano ha fatto: cambiamenti strutturali ed organizzativi per rendere più snella l’organizzazione aziendale (sono usciti ben 1700 dipendenti amministrativi solo nei primi 9 mesi del 2019 e oltre 2000 uscite sono state pianificate per il 2020), rilancio del business domestico puntando sugli utenti business, e instaurazione di partnership di rilievo con Google Cloud (sarà TIM infatti il principale partner italiano per l’offerta di servizi Cloud e Edge Computing) e di joint venture con Santander per il credito al consumo. Un’incredibile rapidità, spietatezza ma anche lungimiranza e visionarietà sono le parole chiavi per questo incredibile rilancio aziendale.

 

 

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